Gli scienziati scoprono il pianeta piuma: è uno dei più leggeri tra gli esopianeti ad oggi conosciuti

Si chiama GJ 367 b ed è veramente una piuma: ha una massa pari alla metà di quella della Terra, uno dei più leggeri tra i quasi 5000 esopianeti ad oggi conosciuti. La scoperta è opera di un gruppo internazionale di ricerca (ben 78 scienziati) tra cui figura anche la nostra Università di Torino.

Ha un diametro di poco più di 9000 km, leggermente più grande di Marte, ed impiega solo 8 ore a compiere una rivoluzione attorno alla sua stella, quindi un anno del pianeta piuma corrisponde a un terzo del giorno terrestre. Per questo GJ 367 b è chiamato in gergo scientifico ultra-short period planets (pianeta con periodo orbitale molto corto), come tutti quelli con periodo orbitale più breve di 24 ore.

GJ 367 b è stato scoperto grazie al telescopio spaziale TESS (Transiting Exoplanet Survey Satellite) della Nasa utilizzando il metodo dei transiti, che consiste nel misurare la diminuzione di luce di una stella quando questa viene parzialmente occultata da un suo pianeta che le passa davanti.

Per confermare i dati preliminari, i ricercatori hanno usato poi lo spettrografo HARPS dell’European Southern Observatory (ESO), che ha permesso loro di determinare la massa del pianeta.

Grazie alla determinazione precisa delle sue dimensioni e della sua massa, siamo in grado di classificare GJ 367 b come un pianeta roccioso – spiega Davide Gandolfi, couatore della ricerca – È uno degli esopianeti terrestri più piccoli di cui sia stata misurata precisamente la sua massa

In particolare il raggio e la massa sono stati determinati con una precisione rispettivamente del 7 e del 14%, e con questi dati i ricercatori sono stati in grado di dedurre informazioni importanti sulla struttura e composizione interna dell’esopianeta.

GJ 367 b ha una densità di circa 8 grammi per centimetro cubo, maggiore di quella della Terra. Questo suggerisce che il pianeta abbia un nucleo molto esteso di ferro e nichel, simile a quello di Mercurio, il pianeta più interno del Sistema Solare – spiega Maria Luisa Serrano, altra coautrice – La vicinanza del pianeta alla sua stella lo espone ad un livello di radiazioni estremamente elevato, oltre 500 volte più intenso di quello che riceve la Terra dal Sole

Per questo gli scienziati stimano che la temperatura superficiale sia di circa 1500 gradi Celsius, temperature compatibile con la fusione di rocce e metalli: per questo è possibile che la superficie di GJ 367 b sia ricoperta di un mare di lava.

Anche se non conosciamo bene le sue origini, riteniamo che GJ 367 b si sia formato a distanze molto più grandi dalla sua stella e che successivamente sia migrato verso le regioni più interne del sistema planetario, raggiungendo la sua orbita attuale

Il pianeta appena scoperto orbita attorno ad una stella nana rossa avente un raggio pari a circa il 45% di quello del Sole e una temperatura superficiale di circa 3500 K che le conferisce un colore rossastro.

Il nostro team sta intensivamente osservando GJ 367 con HARPS alla ricerca di altri pianeti esterni, al fine di studiare l’architettura esterna del sistema e studiare meglio le sue origini

conclude Gandolfi.

Il lavoro è stato pubblicato su Science.

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Fonti: Università di Torino / Science  

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