Armonicoltura: Mozart e Vivaldi in montagna per far crescere meglio le piante officinali

Le piante crescono meglio se ascoltano musica? Sembrebbe proprio di sì, e in Trentino c’è chi di questa convinzione ha fatto la base della sua attività di coltivazione e lavorazione delle erbe officinali di montagna.

Le proprietà benefiche della musica per l’uomo sono conosciute sin dai tempi antichi e la musicoterapia è ormai utilizzata in diversi ambiti medici a sostegno alle cure cosiddette tradizionali, come, solo per fare un esempio, per i malati oncologici. Ma vale lo stesso anche per le piante? Erbe e ortaggi, vengono influenzati dal ritmo della musica? Di questo ne è fermamente convinta Sofia Panizza, coltivatrice di erbe di montagna dell’Alta Val di Sole che, anche in piena emergenza Coronavirus, sta portando avanti il suo progetto di “agricoltura biosonora”.

A Vermiglio, piccolo borgo gioiello incastonato tra il Parco Nazionale dello Stelvio e Passo Tonale, a pochi chilometri dal ghiacciaio Presena, Sofia nella sua azienda agricola coltiva arnica, camomilla, fiordaliso e tante altre erbe di montagna, utili sia per la cosmesi sia per tisane. Un raccolto sano e ricco di principi attivi, favorito dall’aria pulita e dall’acqua e dalla terra incontaminate, ma anche da questo curioso impianto per la diffusione della musica. Ogni giorno nel suo campo, infatti, risuonano le melodie di Mozard e Vivaldi, rigorosamente alla frequenza di 432 hertz:

“Ho fatto molte ricerche – spiega Sofia nell’intervista video – e ho letto che le basse frequenze della musica classica potrebbero sia stimolare la produzione di sostanze che migliorano il sistema immunitario delle piante, sia tenere lontani gli insetti che la danneggiano”.

L’imprenditrice trentina ha installato, infatti, intorno alle suo terreno, 14 altoparlanti che diffondono ogni giorno le note a oltre 1.300 metri di altitudine, tutti brani musicali accordati sulla stessa frequenza.

Nell’essere umano tali frequenze provocano effetti profondi sulla coscienza e sulle cellule: se da una parte favoriscono dei processi sinaptici grazie ai quali viene migliorata la capacità di apprendimento, dall’altra agevolano la produzione della serotonina, l’ “ormone della felicità”. Per il regno vegetale avverrebbe qualcosa di simile, dal momento che i suoni influenzano positivamente le molecole d’acqua, elemento di cui sia gli esseri umani che le piante sono composti per oltre il 70%.

Tutti concetti, confermati da diversi studi scientifici e sperimentazioni pratiche che nel corso degli anni hanno evidenziato l’intimo rapporto tra stimoli musicali e benessere vegetale.

Come ha evidenziato uno studio italiano coordinato dal CREA, aumento del tasso di crescita in termini di più fiori, foglie, germogli e gemme suggerisce che specifiche frequenze udibili, compresa la musica, possono dare un beneficio al settore agricolo aumentando la produttività. Inoltre queste tecniche sembra che siano in grado di abbassare il fabbisogno di fertilizzanti chimici tossici e pesticidi, riducendo così l’inquinamento ambientale e facilitando il benessere di piante, animali ed esseri umani. Non solo, il suono rafforza l’immunità delle piante ai parassiti.

Anche Stefano Mancuso, neurobiologo vegetale, docente di Arboricoltura Generale e Coltivazioni Arboree all’università di Firenze e direttore del Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale (Linv), dopo anni di ricerche, ritiene che non solo gli umani, ma anche le piante riescono a percepire e farsi influenzare da alcune frequenze musicali e, per dimostrarlo ha fatto partire diverse sperimentazioni pratiche, come ad esempio quella nei vigneti fiorentini che crescono a suon di musica.

E’ incoraggiante constatare come realtà simili a quella di Sofia stanno nascendo, spinte da queste teorie,  un po’ in tutta Italia. L’armonicoltura o agricoltura biosonora rappresentano metodi di coltivazione “gentili” che si inseriscono nei cambiamenti da mettere in atto per percorrere il cammino verso uno sviluppo sostenibile.

Come è pure incoraggiante vedere come l’Italia potrebbe ripartire proprio da questo tipo di realtà così legate al territorio, all’agricoltura,  ma anche  a un tipo di turismo diverso, più lento e sinestetico.

coltivare erbe

” Quando arrivano i turisti, d’estate, Sofia li invita a visitare il campo, li coinvolge nella raccolta e propone loro laboratori didattici, anche per i bambini. “C’è qualcosa di meglio di un tour guidato in mezzo ai fiori, a 1250 di altezza? Gli stranieri ne vanno pazzi, ma sono sicura che sarà apprezzato molto di più anche dagli italiani, dopo questi lunghi mesi chiusi in casa”

Il lockdown ha fortemente compromesso spazi e pazienza di tutti. “Per fortuna che c’era Sofia con la sua musica” ammette Giovanni Delpero, un vicino dell’azienda agricola Erbevive.  “La melodia di sottofondo alle nostre giornate di quarantena è stata una luce”. A Vermiglio, uno dei comuni più colpiti del Trentino dal virus, si guarda con fiducia all’estate, una stagione di rinascita, e di speranza, anche a suon di musica.

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