Arriva Cubbit, il green cloud a Km zero

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La Circular Economy declinata sui servizi di IT e precisamente a quelli cloud. E’ questa la novità proposta da una startup italiana che si presenta come “la Airbnb del cloud” per spiegare in breve cosa si è inventata. Si chiama Cubbit e prende per le corna un problema che tutti noi sembriamo voler ignorare, come degli struzzi. La enorme quantità di energia che viene divorata dal settore ICT e la CO2 emessa dal cloud. È una questione molto attuale a cui dare una soluzione sarebbe una vera svolta a livello mondiale. Andiamo a scoprire meglio cosa Cubbit propone e perché può essere impattante, sia sulla nostra vita che su quella dell’interno pianeta.

Che cos’è il cloud e perché non è green

La parola “nuvola” può ingannare, fa pensare a qualcosa di leggero, innocuo, che passa e va, ma se stiamo parlando di cloud, ciò non rispecchia la realtà delle cose. Si tratta infatti di data center tangibili, di veri e propri sistemi hardware fisicamente presenti sulla Terra, in cui vengono immagazzinati i nostri file che lì “arrivano” grazie ad una connessione internet.

Una struttura del genere ha un forte impatto sull’ambiente, sia a livello di energia richiesta che a livello di CO2 emessa, secondo per secondo.

Studi recenti indicano il settore ICT come il responsabile del 10% del consumo energetico mondiale e le piattaforme di cloud storage fanno la loro parte, quasi equivalente alla domanda energetica di Germania e Giappone. Il trend non è positivo, perché nel mondo ci scambiamo e immagazziniamo una quantità sempre maggiore di dati, avremo quindi bisogno di sempre più luoghi dove metterli, tutto a spese del nostro pianeta che non ha risorse infinite.

È in questo contesto apocalittico che arriva Cubbit con una soluzione che stravolge le logiche viste finora promettendo un cloud del tutto green.

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