Basta animali rinchiusi in gabbia negli allevamenti! Serve una legge nazionale al più presto

40 milioni: è il numero degli animali tenuti prigionieri nelle gabbie degli allevamenti italiani, spesso in condizioni a dir poco disumane. Alcuni animali, in particolare le scrofe, hanno a disposizione spazi talmente ristretti da non riuscire neanche a girarsi su se stessi. Una situazione vergognosa e inammissibile, fonte di stress e sofferenze, che non è più accettabile nel 2022, visto che si parla tanto di benessere animale (ma nella realtà dei fatti resta ancora un’utopia).

Per chiedere di abolire questa pratica crudele 22 organizzazioni  animaliste che fanno parte della coalizione europea End the Cage hanno lanciato un accorato appello al Governo italiano per chiedere di promuove la transizione cage-free a livello nazionale e appoggiare il divieto di allevamento in gabbia proposto dalla Commissione UE.

Lo scorso 30 giugno, infatti, la Commissione europea si è impegnata ad eliminare gradualmente – entro il 2027 – l’uso delle gabbie negli allevamenti europei con una normativa dedicata. Un grande traguardo ottenuto grazie alle 1,6 milioni di persone che hanno firmato l’Iniziativa dei cittadini europei (ICE) “End the Cage Age”. Ma la proposta legislativa deve essere ancora approvata anche dal Consiglio dell’Unione europea, formato dagli Stati Membri. Ed è fondamentale che l’Italia dia il suo sostegno alla causa.

L’Italia non può tirarsi indietro

Al momento, però, non solo il Governo italiano non ha ancora preso una posizione  chiara contro le gabbie, ma è in procinto di mettere in atto una vera e propria operazione di “sdoganamento” della produzione intensiva attraverso la proposta di decreto interministeriale SQNBA, un progetto di etichettatura nazionale, che oltre a non tutelare davvero il benessere animale, rappresenta un inganno nei confronti dei consumatori, come sottolineato da diverse organizzazioni ambientaliste e animaliste, tra cui Greenpeace.

Il risultato dello scorso giugno, con l’annuncio della Commissione, è stata una vittoria straordinaria per i 300 milioni di animali che in Europa soffrono nelle gabbie, ma non basta. Abbiamo bisogno anche del voto favorevole del Consiglio dell’Unione europea, cosa purtroppo non scontata – sottolinea la coalizione  End the Cage Age – Sappiamo che forze in gioco più interessate al profitto che al benessere di animali e persone e del nostro futuro su questo pianeta stanno già facendo pressioni sui Governi per far cadere la proposta o rallentarne l’entrata in vigore. Per questo è necessario che i cittadini firmino il nostro appello e facciano sentire nuovamente la loro voce: il messaggio che gli italiani vogliono un’Italia e un’Europa senza gabbie deve risuonare forte e alto per farsi sentire dalla nostra politica.

Le organizzazioni animaliste della coalizione esortano quindi il Governo italiano a prendere una posizione netta contro le gabbie, introducendo anche una normativa nazionale.

“Con l’inaccettabile proposta di etichettatura di questi giorni si sta compiendo un errore clamoroso, ma si può ancora cambiare traiettoria. Abbiamo la possibilità di stare dal lato giusto della storia, non perdiamola!” aggiungono le associazioni.

Al momento sono soltanto due le Regioni che hanno deciso di mettere al bando le gabbie negli allevamenti intensivi: l’Emilia-Romagna e la Campania. 

Come firmare l’appello al Governo italiano

L’appello lanciato dalla coalizione End the Cage Age rivolto al Presidente del Consiglio e ai Ministri delle Politiche agricole e della Salute ha già raccolto migliaia di firme in poche ore.

Mettiamo fine all’incubo delle gabbie, in Italia e in Europa – scrivono gli attivisti di CIWF Italia (una delle organizzazioni in prima linea contro le gabbie) – Grazie all’ICE End the Cage Age, abbiamo fatto tremare le sbarre delle gabbie negli allevamenti. Ora spezziamole del tutto. Insieme, possiamo!

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Fonte: End the Cage Age

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