Buon ponte Max, portato al canile dopo la morte della sua adorata umana, il suo cuore malato non ha retto al dolore (e alla solitudine)

Si chiamava Max, uno splendido Amstaff che ha trascorso la vita al fianco della sua adorata amica umana fin quando la morte non li ha separati per sempre. Una tragedia che si è portata via la sua giovane mamma adottiva e per lui si sono aperte le porte del canile.

Nemmeno il tempo di realizzare cosa fosse successo e Max era già stato allontanato dalla sua casa. Il cane è stato portato al Canile di Muratella di Roma. Una volontaria, venuta a conoscenza della sua storia, ha lanciato un appello di adozione urente per lui.

Non si sapeva quanto gli sarebbe rimasto ancora da vivere, ma la volontaria ci ha provato a cercare una adozione del cuore, una famiglia che potesse donargli calore, una comoda cuccia in cui riposare e una carezza in più.

Max era un cane cardiopatico, anziano, con i naturali segni e acciacchi del tempo lasciati sulla sua pelle, sul suo muso e sulle sue ossa. In canile non sarebbe durato molto e non solo per il gelido box in cui è finito. Qui purtroppo è morto, da solo, senza più nulla se non il ricordo della sua proprietaria.

Nessuna pietà né per lui né per la sua mamma umana, che di certo mai avrebbe voluto questo… Mi chiedo a che genere apparteniamo, perché di umano non c’è nulla, ha scritto la volontaria nel suo appello.

Come Max, migliaia di cani di ogni razza, dimensione ed età, muoiono da soli in canile, dimenticati da tutti. Un numero come un altro, ammassati in gabbie dove in inverno non vi è nemmeno una coperta su cui stendersi ma solo un pavimento di cemento.

E proprio come Max sono tantissimi i cani che, una volta che i loro proprietari non ci sono più, vengono consegnati dai parenti del defunto al primo canile disponibile poiché nessuno di questi intende accudire l’animale e accollarsi le spese del suo mantenimento. Adesso Max è con la sua mamma in cielo e niente potrà più dividerli.

Seguici su Telegram | Instagram Facebook | TikTok | Youtube

Fonte: Marica Parlavecchio/Facebook

Leggi anche:

Leggi tutto