Cannabis light: la Thailandia vuole regalare un milione di piante di marijuana ai suoi cittadini per migliorare la sanità pubblica

Anche se le droghe sono altamente tabù nella cultura asiatica (in alcuni posti come la Cina, l’Indonesia o il Vietnam anche una sola canna può farti finire in prigione), le cose sono piuttosto diverse in Thailandia.

In effetti, al momento questo è l’unico paese in Asia a depenalizzare parzialmente la cannabis, dopo che una serie di riforme della legge sugli stupefacenti, tra febbraio 2019 e gennaio 2022, ha effettivamente legalizzato la coltivazione, la vendita e il consumo di cannabis.

(Leggi anche: Cannabis light illegale in Italia: tutto quello che sappiamo finora (e cosa ancora no) 

L’8 maggio scorso, il ministro della salute Anutin Charnvirakul ha annunciato che, a determinate condizioni, i thailandesi potranno coltivare piante di cannabis nelle proprie case legalmente.

Per celebrare l’occasione, il ministero della salute del paese distribuirà oltre un milione di piante di cannabis gratuite alle famiglie che ne faranno richiesta.

I cittadini inizieranno a ricevere le loro prime piante una volta che la cannabis sarà ufficialmente eliminata dall’elenco delle sostanze controllate, ossia a partire dal prossimo 9 giugno.

Da questa data in poi, sarà consentito possedere e utilizzare qualsiasi parte della pianta, compresi i germogli e i semi. Le persone, quindi, potranno coltivare tutte le piante che vorranno.

I contenuti estratti con oltre lo 0,2% di THC rimarranno illegali, anche se non è chiaro come il governo applicherà questa regola.

C’è uno scopo in tutto questo; infatti, la Thailandia sta scommettendo molto sulla cannabis, sperando di diventare un attore importante in questo fiorente settore. I drastici cambiamenti nelle leggi sulla droga hanno già avuto un grande effetto, portando a un boom di cibi e bevande a base di CBD che si possono trovare in tutta Bangkok e in altri luoghi turistici della Thailandia.

Passeggiando per la capitale, ad esempio, i turisti possono provare il sushi infuso di erba nei ristoranti giapponesi, o i brownies vegani al CBD nei piccoli negozi che si rivolgono agli occidentali.

Fa tutto parte di un grande piano per attirare i turisti dopo un disastroso 2020 e 2021. Circa un terzo della forza lavoro thailandese è impiegata nell’agricoltura, quindi il passaggio a un raccolto di alto valore come la cannabis sarà probabilmente accolto a braccia aperte.

Le grandi imprese richiederanno ancora un permesso dalla Food and Drug Administration locale, che finora ha ricevuto oltre 4.700 domande di licenza per importare, possedere, coltivare e produrre cannabis e prodotti a base di canapa.

Questi includono olio di semi di canapa, integratori alimentari, bevande, salsa di condimento, caramelle gelatinose e cibo istantaneo.

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