Come superare l’emetofobia, la paura di vomitare

Ragazza mora si riposa su un letto leggendo un libro, la stanza è buia ed è accesa solo la luce sul comodino

L’emetofobia, ovvero la paura di vomitare, è un disturbo con cui è possibile convivere senza particolari disagi ma che, nei casi più gravi, può condizionare in modo severo la vita, soprattutto quella di relazione: chi ne soffre, infatti, pur di evitare il vomito può mettere in atto comportamenti difensivi che lo portano a rifiutare il cibo e a isolarsi dagli altri. Si tratta, dunque, di una fobia che può avere effetti sulla salute e sull’equilibrio psicofisico, ma che fortunatamente può essere superata, soprattutto con l’aiuto della psicoterapia. In questo articolo scopriremo cos’è l’emetofobia e illustreremo i segnali con cui si manifesta. Analizzeremo, poi, le possibili cause e approfondiremo le terapie più efficaci per aiutare gli emetofobici a gestire e vincere la paura di vomitare.

Ragazza seduta sul divano con un gattino indossa delle cuffie bluetooth e ha gli occhi chiusi

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Cos’è l’emetofobia

L’emetofobia (dal greco emein, “vomito” e fobos “paura”) è la fobia di vomitare o di vedere altre persone farlo. Gli emetofobici hanno una paura irragionevole e incontrollabile di vivere in prima persona questa esperienza, ma anche di assistere a scene in cui altri vomitano. Nel DSM-5, l’ultimo aggiornamento del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, il disturbo emetofobico – denominato anche SPOV-Specific Phobia Of Vomiting (fobia specifica per il vomito) – è classificato tra le fobie specifiche nella categoria dei disturbi d’ansia. Può emergere fin dall’infanzia oppure manifestarsi durante l’adolescenza o negli adulti, a qualunque età. Si tratta di una fobia che, nei casi peggiori, può diventare una patologia invalidante, perché se non trattata compromette in modo severo la vita di chi ne soffre: l’emetofobico, infatti, può decidere di evitare le relazioni interpersonali, arrivando anche a un completo ritiro sociale per il terrore di vomitare davanti agli altri o per la vergogna di ammettere la sua condizione, che spesso, infatti, viene tenuta nascosta. Anche per questo motivo questa fobia è meno conosciuta rispetto ad altre, nonostante non siano poche le persone che ci convivono: si stima, infatti, che interessi tra l’1.7% e il 3.1% degli uomini e tra il 6% e il 7% delle donne.

Fobia del vomito: i segnali per riconoscerla

Il principale segnale con cui l’emetofobia si manifesta è l’adozione di una serie di comportamenti per non vomitare: si tratta di una strategia difensiva con cui l’emetofobico cerca di proteggersi da un’esperienza che gli genera ansia e che quindi fa di tutto per non dover vivere. Vediamo quali sono le azioni più comuni che chi ha questa fobia può mettere in atto per contenere il vomito.

  • Restrizioni alimentari: chi soffre di emetofobia è portato a selezionare e controllare i cibi in modo estremamente accurato, privilegiando quelli che consuma abitualmente perchè li considera sicuri, lavandoli e cuocendoli più del necessario per neutralizzare gli eventuali patogeni ed evitando quelli mai provati prima e prossimi alla scadenza, perché potrebbero provocargli agitazione di stomaco e vomito. Tende anche a mangiare poco e a rifiutarsi di farlo fuori casa o poco prima di uscire per timore di vomitare davanti agli altri, quindi spesso questa fobia si associa a una condizione di forte sottopeso.
  • Rifiuto dei farmaci: l’emetofobia può portare a non assumere medicinali che possono avere il vomito come effetto collaterale.
  • Tendenza a evitare i viaggi: la persona emetofoba può essere indotta a spostarsi il meno possibile in macchina, nave e aereo per evitare disturbi come il mal d’auto e il jet lag, che possono provocare nausea e difficoltà a digerire e portare al vomito.
  • Paura delle malattie: per la stessa ragione, chi soffre di emetofobia fa di tutto per evitare di esporsi a patologie e problemi di salute che possono causare disturbi gastrointestinali, come una gastroenterite o un’intossicazione alimentare, perché aumenterebbero la probabilità di dover vomitare.
  • Ansia sociale: come conseguenza di questi comportamenti, la persona emetofobica tenderà a mettere in atto una serie di strategie per limitare o, nei casi più gravi, evitare il contatto con gli altri e le attività sociali, per paura di contrarre qualche virus frequentando persone infette, di mangiare cibo contaminato al ristorante, di ritrovarsi in situazioni nelle quali non potrebbe immediatamente uscire o ricevere aiuto se si sentisse male (agorafobia).

Alcuni di questi segnali fanno sì che l’emetofobia possa essere confusa con altri disturbi, per esempio con l’anoressia nervosa, che come la fobia del vomito provoca perdita di peso. Tra queste due condizioni, tuttavia, c’è una sostanziale differenza: l’anoressia, infatti, generalmente si lega a un’insoddisfazione per il proprio corpo che porta a rifiutare il cibo per dimagrire, l’emetofobia invece nasce unicamente dalla paura di vomitare, non è la conseguenza di una percezione distorta del proprio aspetto. Allo stesso modo, la fobia del vomito può essere scambiata per ipocondria a causa del timore di ammalarsi che genera: tuttavia, mentre l’ipocondriaco teme proprio la malattia, nell’emetofobico l’oggetto della paura è il suo sintomo, ovvero il vomito.

Ragazza bionda si rilassa sul divano con le mani dietro la testa

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L’emetofobia, inoltre, porta chi ne soffre a tenere sempre sotto controllo il suo corpo, in particolare lo stomaco, per cogliere ogni minimo segnale del fatto che sta per vomitare, per esempio la nausea. A questa ipervigilanza si accompagna la tendenza a interpretare qualunque sintomo come una conferma di questa convinzione, con il risultato che, invece di contribuire a contenere l’ansia, questa ipersensibilità scatena l’effetto contrario, in un circolo vizioso che diventa sempre più ingestibile.

Alcune persone riescono a convivere serenamente con l’emetofobia senza venirne condizionate in modo troppo marcato, ma nei casi più gravi questa problematica ha un impatto molto serio sulla vita quotidiana, lavorativa, relazionale e sulla salute fisica e psicologica di chi ne soffre: gli emetofobici possono rifiutare di curarsi per non assumere determinati farmaci oppure abusare di antiemetici, pur non avendone bisogno, per prevenire il vomito, possono arrivare a sacrificare o azzerare i rapporti sociali, rinunciare alla gravidanza, nel caso delle donne, per paura di vomitare per la nausea e, infine, sono molto vulnerabili agli attacchi di panico, una delle conseguenze dell’ansia scatenata dal terrore di vomitare.

Le possibili cause dell’emetofobia

Alla base dell’emetofobia possono esserci molte cause che concorrono a scatenare la repulsione nei confronti del vomito e che spesso non sono semplici da individuare. In linea generale, dietro questa fobia non ci sono solo fattori fisiologici, per esempio la difficoltà a respirare o la sensazione di soffocare che si avvertono quando si vomita, ma anche componenti psicologiche che affondano le radici nel vissuto della persona che ne soffre.

Tra le teorie formulate, alcune legano la paura di vomitare a un episodio di vomito particolarmente traumatico, che porta a fare di tutto per non dover affrontare di nuovo un’esperienza simile. 

L’altra componente che sembra entrare in gioco è di tipo sociale e consiste nel desiderio di non perdere il controllo davanti agli altri, come di norma accade durante un attacco di vomito, che per sua natura è difficile da dominare. Indipendentemente dalla causa, è importante non sottovalutare l’emetofobia e, soprattutto se questa condizione impedisce di condurre una vita normale, intervenire in modo adeguato per ridurre il più possibile i disagi e l’ansia.

Emetofobia, come superarla? Le terapie più efficaci

Tra i rimedi per superare l’emetofobia, l’approccio terapeutico più ampiamente utilizzato ed efficace è la psicoterapia cognitivo-comportamentale, che lavora sulla regolazione delle emozioni negative e sulla ristrutturazione dei pensieri legati alla paura di vomitare per aiutare la persona emetofobica a fronteggiare questa esperienza in modo più sereno.

Una delle tecniche più comunemente impiegate è l’esposizione, che consiste nell’esporre il paziente alla situazione che gli suscita paura oppure chiedergli di immaginare di trovarsi in quella circostanza (esposizione immaginativa). Questo approccio prevede che la persona entri in contatto con lo stimolo fobico, di solito in maniera graduale e progressiva, con tempi e modalità concordati con il terapeuta, in modo da scoprirsi capace di affrontarlo.

Un’altra metodica frequentemente adottata contro le fobie specifiche come l’emetofobia è la desensibilizzazione sistematica, che ha l’obiettivo di aiutare chi ne soffre a reagire con un comportamento diverso e non ansioso.

Infine, un approccio efficace si fonda sul guidare il paziente nell’individuazione dei pensieri che sono alla base della sua paura di vomitare e nella loro ristrutturazione cognitiva, per metterlo nella condizione di attuare strategie più funzionali per la gestione della situazione che gli crea disagio.

Ragazza seduta con i piedi su un tavolo guarda fuori dalla finestra tenendo il cellulare in una mano e una tazza nell'altra

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Alle terapie cognitivo-comportamentali possono essere associate tecniche di rilassamento per ridurre l’agitazione.

Il trattamento farmacologico non è, generalmente, indicato per la cura dell’emetofobia, ma può essere utilizzato per la gestione dell’ansia che spesso si associa a questo disturbo: in questi casi è possibile fare ricorso a psicofarmaci, esclusivamente su indicazione e dopo un’attenta valutazione medica o psichiatrica. Il supporto psicoterapeutico resta comunque la soluzione più adeguata per indirizzare il paziente verso la migliore gestione della paura di vomitare attraverso un lavoro di rielaborazione delle emozioni e dei pensieri che la scatenano.

Come abbiamo visto, l’emetofobia è un disturbo che può causare grande disagio e condizionare in modo significativo la quotidianità di chi ne soffre: riconoscere la propria paura come eccessiva e irrazionale e chiedere un adeguato supporto, soprattutto di tipo psicoterapeutico, aiuta ad affrontarla in modo efficace e ad imparare a dominarla per ritrovare l’equilibrio e la serenità.


Fonti:

istitutobeck.com

ipsico.it/

pubmed.ncbi.nlm.nih.gov

erickson.it


Immagine in evidenza di AnVr/gettyimages.it

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