Diagnosi precoce: perché è importante per la tutela della propria salute

 

La diagnosi precoce, cioè la scoperta di una malattia nelle fasi iniziali, è fondamentale per curarla tempestivamente e migliorare le possibilità di successo delle terapie. Per questo motivo è essenziale sottoporsi a controlli regolari a tutte le età, sia generali che mirati alla prevenzione di specifiche patologie, come i tumori o le malattie cardiovascolari. In quest’ottica l’accesso rapido alle prestazioni mediche, soprattutto a quelle urgenti, è cruciale, anche se spesso si scontra con una delle più grandi criticità del sistema sanitario pubblico: le lunghe liste di attesa per effettuare esami diagnostici e visite specialistiche.
In questo articolo approfondiremo cosa significa diagnosi precoce e perché è importante. Esamineremo, poi, quali sono i principali strumenti che abbiamo a disposizione a questo scopo, dai programmi di screening oncologico ai controlli di prevenzione da effettuare periodicamente. Infine, analizzeremo più da vicino il problema dei tempi di attesa spesso troppo elevati per usufruire di prestazioni sanitarie nel servizio pubblico, cosa prevede la legge e come tutelare il proprio diritto alla salute.

Cos’è la diagnosi precoce e a cosa serve

Fare diagnosi precoce vuol dire individuare una malattia nelle sue fasi iniziali: nel caso di un tumore, per esempio, equivale a scoprirlo ai primi stadi, quando è con molta probabilità localizzato, cioè circoscritto all’area o all’organo in cui ha avuto origine, non si è ancora diffuso ad altre parti del corpo attraverso metastasi, e spesso non dà sintomi. Si tratta di una forma di prevenzione secondaria perché consiste nella scoperta di una patologia che è già presente. La prevenzione primaria, invece, mira a ridurre il rischio che una malattia si sviluppi attraverso l’adozione di buone abitudini e stili di vita corretti.

Una diagnosi tempestiva dà la possibilità di trattare una patologia in modo più rapido. Questa velocità di intervento è essenziale per rendere le cure più efficaci e migliorare la prognosi.
Può, inoltre, consentire l’utilizzo di terapie meno aggressive. Nel caso di un tumore, come sottolinea la Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro, la diagnosi precoce può rendere possibile l’impiego di farmaci meglio tollerati dall’organismo e con minori effetti collaterali e il ricorso a trattamenti chirurgici meno invasivi. Soprattutto in alcune situazioni, l’identificazione rapida di una patologia ha un ruolo particolarmente cruciale perché può aumentare le possibilità non solo di cura ma anche di sopravvivenza: le neoplasie rappresentano il caso più emblematico. Tuttavia, la diagnosi precoce è importante per qualsiasi malattia, perché consente di impostare subito il percorso terapeutico più appropriato per migliorare la qualità della vita e scongiurare il rischio di complicanze.
Approfondiamo i principali strumenti che abbiamo a disposizione per prenderci cura della nostra salute.

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I programmi di screening per la diagnosi precoce oncologica

In Italia, secondo le indicazioni del Ministero della Salute, esistono programmi di screening per la diagnosi precoce dei tumori del seno, del collo dell’utero e del colon-retto. Si tratta di esami offerti gratuitamente dal Servizio Sanitario Nazionale e condotti a tappeto su determinate fasce di popolazione che, per sesso e per età, sono particolarmente a rischio di sviluppare queste forme di tumore. L’obiettivo è individuare la malattia in fase iniziale, prima che si manifesti, per affrontarla in maniera più rapida e quindi, generalmente, più efficace. Uno screening non consiste in un singolo test ma nella ripetizione di determinati esami a intervalli regolari, che variano a seconda del tipo di tumore.

Come ricorda la Fondazione AIRC, per la diagnosi precoce del cancro al seno le donne di età compresa tra i 50 e i 69 sono invitate a eseguire ogni due anni una mammografia, un esame radiografico che permette di visualizzare la presenza di noduli non ancora palpabili che possono essere la spia di un tumore.

Per il tumore del collo dell’utero, l’esame di riferimento per le donne tra i 30 e i 65 anni è l’HPV (Human Papilloma Virus) test, da ripetere ogni 5 anni, mentre per le donne tra i 25 e i 29 anni è il Pap-test, che deve essere effettuato ogni 3 anni. Entrambi i test consistono nel prelievo di un campione di cellule del collo dell’utero per individuare la presenza di anomalie: l’HPV test permette di rilevare tracce di DNA di ceppi di HPV ad alto-medio rischio, ovvero di infezioni da Papillomavirus che potrebbero evolvere in tumore, mentre il Pap-test identifica alterazioni già presenti nei tessuti.

Infine, per il tumore del colon-retto, sia agli uomini che alle donne è raccomandato l’esame per la ricerca del sangue occulto nelle feci (SOF), che in genere si esegue con cadenza biennale tra i 50 e i 70 anni. In caso di positività è indicata una colonscopia, un esame della parete interna del colon che, mediante un’apposita sonda, consente di osservare la presenza di polipi e tumori.

Le modalità di esecuzione di queste campagne di screening e le fasce di età coinvolte possono variare da regione a regione.

L’importanza dei controlli di prevenzione

Oltre ad aderire ai programmi di screening, è importante anche prendersi cura della propria salute attraverso la prevenzione spontanea, ovvero sottoponendosi a esami di controllo, generali o specifici, utili per la diagnosi precoce non solo dei tumori ma di qualsiasi patologia: effettuare periodicamente check up completi, infatti, permette di monitorare con regolarità le proprie condizioni e di individuare subito eventuali problematiche. È bene fare controlli regolari anche in assenza di sintomi, perché purtroppo molte patologie diventano sintomatiche solo in fase avanzata oppure si manifestano con disturbi poco specifici che non sempre fanno scattare un campanello d’allarme. Ogni fascia di età ha il suo programma di visite e indagini diagnostiche raccomandate, in alcuni casi diverse per l’uomo e per la donna.

La prevenzione femminile, oltre a controlli generali come analisi del sangue, visite oculistiche, visite endocrinologiche per valutare lo stato di salute della tiroide, visite dentistiche, prevede anche esami per la diagnosi di patologie specifiche della donna, per esempio i controlli ginecologici, utili per prevenire tumori come quelli al seno, al collo dell’utero e all’ovaio, ma anche per individuare patologie non oncologiche, come ovaio policistico e fibroma uterino.
Allo stesso modo la prevenzione maschile, oltre agli esami generali previsti anche per le donne, include visite specifiche, per esempio quella andrologica e quella urologica, importanti per monitorare lo stato di salute dell’apparato genitale e prevenire patologie come tumore alla prostata, varicocele e idrocele

Naturalmente, oltre a giocare d’anticipo programmando visite ed esami periodici anche se ci si sente bene, in caso di comparsa di disturbi è importante rivolgersi al medico di base, che dopo una valutazione delle condizioni cliniche del paziente potrà indirizzarlo verso visite ed esami diagnostici di approfondimento. A seconda della problematica da indagare, potrebbero rendersi necessari consulti specialistici, per esempio una visita cardiologica o dermatologica, analisi cliniche come quelle del sangue e delle urine, esami di diagnostica strumentale come l’ECG (elettrocardiogramma), sia a riposo che sotto sforzo, per registrare l’attività elettrica del cuore e individuare la presenza di malattie cardiache o disturbi del ritmo (aritmie), esami di diagnostica per immagini come TAC e risonanza magnetica (RM), impiegate per accertamenti in tantissimi ambiti, da quello neurologico a quello oncologico, da quello cardiaco a quello scheletrico, e per moltissimi distretti del corpo.

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Diagnosi precoce: il ruolo della tempestività dell’accesso alle prestazioni

Ai fini della diagnosi precoce, oltre a sottoporsi agli esami e alle visite prescritti per valutare il proprio stato di salute è fondamentale farlo in tempi brevi, soprattutto se si tratta di controlli urgenti: la velocità di accesso alle prestazioni gioca un ruolo cruciale, in particolare per le patologie come i tumori, per cui la tempestività nell’individuazione e nel trattamento ha spesso un impatto determinante sulla prognosi.

Per tutte le prestazioni, il medico e lo specialista sono tenuti a indicare nella prescrizione la classe di priorità, ovvero le tempistiche entro le quali un esame o una visita dovrebbero essere effettuati per la tutela della salute del paziente. Lo prevede la normativa nazionale di riferimento sulle liste di attesa, nello specifico il Piano nazionale di governo delle liste di attesa (PNGLA) 2019-2021, che individua 4 classi di priorità:

  • Classe U (Urgente), che identifica le prestazioni da eseguire nel più breve tempo possibile e, comunque, entro 72 ore;
  • Classe B (Breve), prevista per le prestazioni a cui bisogna sottoporsi entro 10 giorni;
  • Classe D (Differibile), che indica le prestazioni da eseguire entro 30 giorni, se si tratta di visite, entro 60 giorni in caso di accertamenti diagnostici;
  • Classe P (Programmata), utilizzata per le prestazioni che non hanno carattere di urgenza, da eseguire entro 120 giorni.

Il PNGLA dispone che questi range di tempo siano rispettati per assicurare ai cittadini l’accesso alle cure e salvaguardare il loro diritto alla salute.

Purtroppo, spesso le indicazioni normative si scontrano con la realtà dei fatti, come dimostra il “Rapporto civico sulla salute. I diritti dei cittadini e il federalismo in sanità”, una recente indagine di Cittadinanzattiva che fotografa le lunghissime liste di attesa che caratterizzano il Sistema Sanitario Nazionale e che riguardano qualunque tipo di prestazione. Sul fronte degli esami diagnostici, bisogna aspettare quasi due anni per una mammografia, 375 giorni per un’ecografia, 365 per una TAC, 180 per una risonanza magnetica. La situazione non cambia per le visite specialistiche: in media, c’è da attendere circa 300 giorni per una visita dermatologica, oculistica o endocrinologica, più di 100 per una visita ginecologica, 80 per un controllo dall’urologo. Ritardi che, inevitabilmente, comportano diagnosi più tardive.

Di fronte alla difficoltà di effettuare tramite il Servizio Sanitario Nazionale esami importanti, molti cittadini si rivolgono alla sanità privata, che ha tempi di attesa più brevi ma prevede prestazioni a pagamento che pesano sul bilancio familiare. Questo fattore può costringere a rinunciare a cure e controlli per non dover affrontare una spesa imprevista che non si è in grado di sostenere: dalla recente indagine ISTAT “Il benessere equo e sostenibile in Italia” sulla qualità dei servizi pubblici, emerge che nel 2021 più di un cittadino su dieci non ha potuto sottoporsi a visite specialistiche o esami per problemi economici o legati alla difficoltà di accesso al servizio, un dato in deciso aumento rispetto agli anni precedenti.

Un aiuto per superare le difficoltà di accesso alle prestazioni nel servizio pubblico ed effettuare esami e controlli in tempi rapidi e a costi contenuti è rappresentato da un’assicurazione sanitaria privata. Questo strumento, infatti, permette di rivolgersi a strutture sanitarie convenzionate, a tariffe agevolate o beneficiando di un rimborso totale o parziale delle spese sostenute. Ne è un esempio la polizza UniSalute ACUORE, un’assicurazione che garantisce una copertura completa per tutta la famiglia attraverso l’offerta di moltissime prestazioni mediche. Tra queste, check up annuali, accertamenti, visite specialistiche, esami di alta diagnostica come risonanza magnetica, mammografia e TAC, trattamenti riabilitativi e visite di controllo odontoiatriche, da scegliere a seconda della propria fascia di età e delle proprie esigenze. Un sostegno importante, perché la tutela della propria salute non può attendere.


FONTI:

https://www.airc.it

https://www.ieo.it

https://www.humanitas.it

https://www.lilt.it/

https://www.salute.gov.it/


Immagine in evidenza di Milko/gettyimages.it

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