Farmaci e antibiotici in gravidanza: guida all’uso sicuro

 

La gravidanza è un momento di grandi cambiamenti per la donna, tanto emotivi quanto fisici. Abitudini o azioni che fino a prima del concepimento erano date per scontate, possono diventare più complesse quando si è in dolce attesa.  Un esempio è l’uso dei farmaci, a cui bisogna prestare particolare attenzione: ciò che viene assunto dalla madre, infatti, può influenzare direttamente lo sviluppo del feto. Sebbene alcuni medicinali siano necessari per il benessere della gestante o per il controllo di determinate condizioni, è fondamentale capire quali siano sicuri da usare e quali invece dovrebbero essere evitati. Questo articolo esplorerà il complesso mondo dei farmaci in gravidanza, fornendo una guida chiara. In particolare, ci concentreremo sull’uso degli antibiotici durante la gestazione.

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Si possono assumere farmaci in gravidanza? Facciamo chiarezza

L’uso di farmaci durante la gravidanza e il periodo post-partum può suscitare ansie e dubbi riguardanti il potenziale impatto negativo sullo sviluppo del bambino.

Tuttavia, è di fondamentale importanza esercitare la dovuta cautela quando si assumono farmaci durante la gestazione: è sempre consigliabile utilizzarli solo se strettamente necessario e dopo aver consultato il medico. Questa raccomandazione si applica anche ai farmaci da banco e ai prodotti a base di erbe.

Nonostante sia vero che quasi tutti i farmaci siano in grado di permeare la barriera placentare e raggiungere il feto, sono pochi quelli che possono causare anomalie o compromettere il normale sviluppo. In tal senso, i farmaci più rischiosi sono quelli utilizzati per trattamenti prolungati o per condizioni croniche.

Un’attenzione particolare, come riportato anche dal Rapporto Nazionale sull’uso dei farmaci in gravidanza pubblicato nel 2020 dall’Agenzia Italiana del Farmaco, è richiesta nel primo trimestre di gravidanza. Questo periodo rappresenta infatti una fase cruciale nello sviluppo embrionale e fetale: è in questo momento che avvengono la formazione e lo sviluppo di tutti gli organi principali, un processo noto come organogenesi.

Le prime otto settimane di gravidanza sono note come periodo embrionale: le cellule del feto si dividono e si specializzano per formare specifici tessuti e organi. Questa differenziazione cellulare è particolarmente sensibile a fattori ambientali, tra cui per esempio l’esposizione a certi farmaci. Se un embrione viene sottoposto a sostanze teratogene – ovvero, che possono causare malformazioni – durante l’organogenesi, potrebbero verificarsi una serie di anomalie strutturali, a seconda del momento e della durata dell’esposizione.

Il periodo fetale inizia invece alla nona settimana e prosegue fino alla nascita. Durante tutto questo periodo, gli organi e i tessuti già formati continuano a crescere e a maturare. L’incontro del nascituro con sostanze potenzialmente teratogene in questa fase può alterare la crescita e la funzione di organi e sistemi già formati, piuttosto che causare malformazioni strutturali.

Ciò non significa che durante il primo trimestre di gravidanza sia necessario evitare in toto l’assunzione di farmaci, ma di non abusarne e, soprattutto, di vagliare attentamente insieme al medico di fiducia il da farsi. 

Nel caso in cui la madre manifesti patologie o disturbi che richiedono l’uso di medicinali, vale il principio riportato da più medici e riviste di settore e cioè che le malattie materne che esigono l’assunzione di un farmaco sono quasi sempre più pericolose del farmaco stesso.

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I farmaci sicuri da assumere in gravidanza

Gli analgesici, come il paracetamolo, sono comunemente utilizzati per alleviare il mal di testa o altri tipi di dolore e sono considerati sicuri se assunti nelle dosi raccomandate. Allo stesso modo, gli antistaminici, utilizzati per alleviare i sintomi delle allergie, sono generalmente privi di complicazioni sempre ovviamente se utilizzati tenendo conto del dosaggio ottimale. 

Nel caso di raffreddori e influenze, la maggior parte dei medicinali da banco per il trattamento di questi sintomi può essere assunta in sicurezza, ma è sempre consigliato discuterne con il medico. 

Per le donne in età fertile che soffrono di una malattia cronica – come epilessia, ipertensione, diabete o asma – e desiderano una gravidanza, è consigliato pianificare il trattamento in collaborazione con uno specialista e il medico di base. Il rischio di danni al feto è influenzato dal tipo di farmaco, dalla dose e dalla durata del trattamento: mantenere la dose al minimo e limitare il periodo di assunzione può aiutare a ridurre questo pericolo.

Per le gravidanze già avviate, ci sono farmaci che possono essere utilizzati in sicurezza per affrontare queste particolari patologie, anche se potrebbe essere necessario monitorare attentamente sia la madre che il feto.

Gli integratori, come l’acido folico e il ferro, sono spesso consigliati per sostenere lo sviluppo del feto e mantenere la salute della gestante. L’acido folico, in particolare, è fondamentale per prevenire difetti del tubo neurale nel feto, mentre il ferro aiuta a prevenire l’anemia materna.

I farmaci da evitare durante la gravidanza

Alcuni antibiotici, come quelli del gruppo delle tetracicline, sono noti per avere una maggiore probabilità di causare problemi allo sviluppo dentale e osseo del feto e dovrebbero essere evitati.
Gli antinfiammatori non steroidei (FANS), come l’ibuprofene, se assunti nel terzo trimestre, possono portare a complicazioni al cuore e ai polmoni del nascituro e aumentare il rischio di sanguinamento per la madre durante il parto, come riportato da alcuni studi

Altri farmaci da evitare includono alcuni utilizzati per il trattamento dell’acne, come l’isotretinoina, e farmaci per l’epilessia come la fenitoina, che può causare difetti di nascita. 

A questo proposito, è giusto fare una digressione: se è vero che l’impiego di alcuni specifici anticonvulsivanti potrebbe incrementare la probabilità di disturbi nel feto – prevalentemente di tipo emorragico –, c’è da tenere conto del fatto che l’introduzione prenatale di vitamine, tra cui la vitamina D, e l’amministrazione di vitamina K al neonato possono notevolmente mitigare le probabilità di tali problematiche. 

Pertanto, è consigliato che le donne affette da crisi convulsive discutano con un professionista del settore per valutare come equilibrare il pericolo derivante dall’utilizzo di anticonvulsivanti con quello legato alle crisi convulsive stesse, preferibilmente prima di pianificare una gravidanza. 

Alcune donne potrebbero essere in grado di interrompere in modo sicuro l’assunzione di anticonvulsivanti durante la gravidanza, ma per la maggior parte sarà necessario continuare il loro uso.

La warfarina, un anticoagulante, può provocare malformazioni del feto e dovrebbe essere sostituita con altri farmaci più sicuri. Alcuni sedativi e antidepressivi, come il diazepam, possono comportare rischi sia per la madre che per il feto e il loro uso dovrebbe essere attentamente valutato con l’aiuto del medico.

È importante notare che, sebbene l’elenco delle categorie di farmaci da evitare in gravidanza sia ampio, ogni caso è a sé e la necessità di un particolare farmaco deve essere valutata attentamente dal medico.

Per esempio, alcuni farmaci, come quelli utilizzati per la pressione sanguigna alta, possono essere necessari per proteggere la salute della madre, ma potrebbero dover essere sostituiti con alternative più sicure durante la gravidanza. Nel caso di malattie mentali, la discontinuità del trattamento potrebbe peggiorare le condizioni della madre, con conseguenti pericoli anche per il feto: l’equilibrio tra i benefici e i rischi del trattamento dovrebbe essere quindi attentamente preso in considerazione.

È fondamentale anche sottolineare che l’auto-medicazione durante la gestazione dovrebbe essere assolutamente evitata. Anche i farmaci da banco, gli integratori alimentari e le erbe medicinali possono avere effetti inaspettati o interagire con altri farmaci. Quindi, qualsiasi medicinale, supplemento o rimedio naturale dovrebbe essere assunto solo dopo averne discusso con il medico.

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Antibiotici in gravidanza: si possono assumere?

In generale, gli antibiotici possono essere utilizzati durante la gravidanza, ma sempre sotto stretto controllo. L’uso di questi farmaci è spesso necessario per il trattamento di infezioni batteriche, che se non adeguatamente affrontate potrebbero comportare rischi per la madre e il feto.

Tuttavia, non tutti gli antibiotici sono sicuri in questa fase. Alcuni, come quelli del gruppo delle già citate tetracicline, possono causare problemi allo sviluppo dei denti e delle ossa del nascituro. Quelli appartenenti al gruppo delle fluoroquinoloni, come la ciprofloxacina – usata per trattare le infezioni del tratto urinario – la levofloxacina – contro le polmoniti – o la ofloxacina – prescritta solitamente per le infezioni del tratto genitale –, invece, potrebbero interferire con la formazione delle articolazioni.
Quindi, è fondamentale che la scelta dell’antibiotico da usare sia fatta dal medico, in base alla condizione da trattare e allo stadio della gravidanza. 

Effetti collaterali degli antibiotici in gravidanza

Gli effetti collaterali più frequenti dell’uso di antibiotici durante la gravidanza interessano principalmente il sistema digestivo. L’ingestione di questi farmaci può portare a nausea e vomito, diarrea, distensione addominale e dolore, sintomi che generalmente si risolvono con la conclusione del trattamento.

Questo succede perché gli antibiotici non distinguono tra i batteri patogeni e quelli benefici, come per esempio quelli presenti nel nostro intestino. Durante la gestazione, inoltre, il corpo subisce numerosi cambiamenti fisiologici per sostenere lo sviluppo del feto. Uno di questi è il rallentamento del transito intestinale, che può rendere una donna più suscettibile a problemi gastrointestinali. 

Per evitare il più possibile questi fastidi, è fondamentale seguire le indicazioni del medico riguardo la modalità e la tempistica d’assunzione del farmaco — non interrompere il trattamento o ridurre la dose semplicemente perché ci si sente meglio — al fine di prevenire la formazione di resistenza agli antibiotici. Nel caso in cui si dimentichi una dose e ci si accorga dell’errore poco prima dell’assunzione prevista della dose successiva, non bisogna raddoppiare la dose; questo potrebbe infatti aumentare il rischio di manifestazione di effetti collaterali.

La gestione dei farmaci durante la gravidanza è un argomento complesso e delicato, che richiede un’attenzione particolare e una consulenza medica. 


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