Fascite plantare: che cos’è e come si cura

fascite plantare

La fascite plantare è un disturbo che colpisce la parte inferiore del piede, nello specifico la fascia plantare. Spesso si manifesta in persone che trascorrono molte ore in piedi per lavoro – magari indossando scarpe poco adatte –, in chi presenta il piede piatto o cavo, e in coloro che praticano tipi di sport, come la corsa, che provocano un forte sollecitamento di questo legamento. Diagnosticarla subito è importante, perché ciò permette di trattarla prima che peggiori e si cronicizzi, rendendo più rapida la ripresa.

Scopriamo di più sulla fascite plantare, i suoi sintomi e le cure per guarire.

Fascite plantare: che cos’è e quali sono i suoi sintomi

La fascite plantare è un’infiammazione della fascia plantare (detta anche legamento arcuato), tessuto situato nella parte inferiore del piede che collega il tallone alla base delle dita, fondamentale nel mantenimento dell’arco plantare e nell’ammortizzare il peso del corpo. In certi casi la fascite si presenta bilateralmente, in altri interessa un piede solo. Non di rado, inoltre, la problematica è accompagnata dalla presenza dello sperone calcaneare, infiammazione dovuta alla formazione di una sporgenza dell’osso del calcagno.

La fascite plantare tende a manifestarsi con un dolore nella parte inferiore del tallone. Di solito questo è più intenso al mattino, appena svegli, ma anche dopo essere stati seduti per molto tempo oppure per diverse ore in piedi.

Il dolore, inizialmente circoscritto, se trascurato può espandersi fino alle dita del piede e, come spiegano gli esperti, nei casi più gravi essere talmente acuto da impedire di camminare, costringendo a un riposo forzato.

fascute plantare

Dima Berlin/gettyimages.it

Cause della fascite plantare e fattori di rischio

Questo disturbo è dovuto al fatto che, quando la fascia plantare viene sforzata eccessivamente, possono verificarsi stiramenti e piccoli strappi che provocano l’infiammazione. Alcune condizioni, più di altre, possono favorirla, tra cui:

  • piede piatto o piede cavo: in entrambi i casi, la malformazione del piede può determinare una camminata scorretta che porta a sollecitare il legamento.
  • Determinati sport ed esercizi: sport che prevedono corse e salti, come calcio, basket, atletica, danza e tennis, ad esempio, possono rappresentare un fattore di rischio.
  • Stare in piedi per molto tempo: occupazioni che portano a camminare o a restare in piedi per tante ore al giorno possono determinare il disturbo, soprattutto se ciò avviene indossando scarpe non idonee.
  • L’uso di scarpe inadeguate: calzature con suola troppo rigida, piatta oppure con i tacchi troppo alti possono stimolare eccessivamente la fascia plantare.
  • Il sovrappeso: anche l’obesità è una condizione che tende a sforzare troppo la parte inferiore del piede.
  • L’età: le persone tra i 40 e i 60 anni hanno più probabilità di manifestare questa problematica.

Fascite plantare: diagnosi e tempi di recupero

La fascite plantare viene diagnosticata attraverso l’anamnesi e l’esame obiettivo del piede. Durante la visita il medico valuta la posizione in cui il paziente avverte il dolore e, in alcuni casi, può prescrivere test come radiografia e risonanza magnetica per assicurarsi che la causa non sia la fascite, bensì altre problematiche come, ad esempio, fratture da stress (piccole crepe nelle ossa causate da microtraumi ripetuti).

diagnosi fascite piede

Pornpak Khunatorn/gettyimages.it

Sicuramente è importante non sottovalutare i sintomi di questa problematica e ottenere una diagnosi precoce perché si tratta di un disturbo che si sviluppa in modo graduale e che, se non trattato agli inizi, tende a peggiorare e cronicizzare, richiedendo più tempo per essere curato. Inoltre, i cambiamenti nel modo di camminare, dovuti al dolore causato dalla fascite, a lungo andare possono provocare problemi a piedi, ginocchia e schiena.

I tempi di recupero della fascite plantare variano da caso a caso, e dipendono molto dalla costanza della persona nel seguire i trattamenti prescritti. In genere, comunque, sono necessari diversi mesi prima che la fascite sparisca completamente (dai 6 mesi a 1 anno).

Come si cura la fascite plantare

La maggior parte delle persone guarisce attraverso un approccio conservativo (quindi non chirurgico) che, in base alle indicazioni del medico, può prevedere varie opzioni tra cui specifici esercizi di stretching, uso di medicine e plantari. L’obiettivo, infatti, è ridurre il dolore, rafforzare i muscoli e permettere alla persona di riprendere la mobilità delle articolazioni. Vediamo meglio in cosa consiste.

  • Riposo: nella fase acuta dell’infiammazione, bisogna evitare di sollecitare il piede con movimenti e comportamenti che possono peggiorarla ed è bene stare a riposo (è consigliabile, quindi, non restare in piedi troppo a lungo, correre, saltare, indossare scarpe non adatte).
  • Utilizzo di farmaci: se i sintomi causati dalla fascite plantare sono molto intensi, il medico potrebbe prescrivere antinfiammatori non steroidei. Si può tentare di alleviare il dolore anche applicando del ghiaccio sulla parte interessata.
  • Azioni di rinforzo: la fisioterapia riveste un ruolo molto importante nel trattamento della fascite plantare. Il fisioterapista può indicare al paziente esercizi mirati all’allungamento e rafforzamento dei muscoli (in generale, lo stretching è importante per chi fa sport e non solo). In certi casi, lo specialista può anche consigliare di indossare, durante la notte, una stecca che serve ad allungare il polpaccio.
  • Indossare scarpe e inserti idonei: è importante portare calzature che abbiano un buon supporto dell’arco del piede e che siano ben ammortizzate. Il medico potrebbe suggerire l’utilizzo di plantari per distribuire correttamente la pressione del corpo sui piedi.
fascite plantare trattamenti

Wachiwit/gettyimages.it

Fra gli altri approcci possibili ci sono:

  • le iniezioni di farmaci nella zona colpita;
  • terapie fisiche come le onde d’urto, dove vengono inviate onde sonore nell’area del tallone per favorire la guarigione;
  • la chirurgia che, tuttavia, è un approccio riservato solo a pochi casi: è indicata, infatti, per i pazienti che, dopo tanti mesi, non hanno ottenuto giovamento con i trattamenti sopra indicati e può essere eseguita anche con tecnica mini invasiva.

Prevenire la fascite plantare

Tra i comportamenti utili a prevenire la fascite plantare, dunque, da non trascurare è l’utilizzo di scarpe corrette, in particolare durante l’attività fisica. Prima di fare sport, infatti, assicuriamoci sempre di avere delle calzature adatte all’allenamento, ed evitiamo di indossarne di logore e consumate perché non fornirebbero il giusto supporto ai piedi. Allo stesso tempo, è importante eseguire correttamente gli esercizi previsti e aumentare il carico di lavoro in modo adeguato, in modo da non sforzare troppo la fascia plantare.

Da non trascurare, inoltre, il mantenimento di un adeguato peso corporeo, attraverso una dieta sana e una regolare attività fisica.

Nonostante le precauzioni adottate, tuttavia, infortuni durante lo sport possono sempre capitare. In tal caso è molto utile poter contare su una soluzione come Card Fisioterapia di SiSalute che permette di ottenere uno sconto fino al 25% su trattamenti fisioterapici e riabilitativi. La Card può essere acquistata per la propria famiglia, per i collaboratori dell’azienda o anche come regalo per una persona cara.

E voi conoscevate la fascite plantare e i modi per curarla?

 

Fonti:

humanitas.it
grupposandonato.it
mayoclinic.org
healthlinkbc.ca
my.clevelandclinic.org

 

L’articolo Fascite plantare: che cos’è e come si cura sembra essere il primo su InSalute.

Leggi tutto