Non si può morire così! Per 1 centesimo, raccogliendo angurie nelle nostre campagne, nel giorno più caldo dell’anno

Il 19 luglio, in una giornata da bollino rosso per il caldo, a Montalto di Castro, in provincia di Viterbo, si è verificata una tragica vicenda legata al caporalato e al lavoro nero. Naceur Messauodi, un bracciante di 57 anni originario della Tunisia, è deceduto mentre raccoglieva angurie in un campo sotto il sole cocente.

Soccorso dai suoi compagni dopo essere stramazzato al suolo alle 16.00, è stato trasportato all’ospedale di Tarquinia. Purtroppo, dopo tre giorni di ricovero, è spirato all’ospedale Belcolle di Viterbo.

Naceur, racconta Fanpage, lavorava in una squadra di sei braccianti, tutti impiegati nel lavoro nero, di cui tre avevano il permesso di soggiorno e gli altri tre erano residenti regolari in Italia. L’uomo, che era nel nostro Paese da trent’anni, lascia una moglie e due figlie adolescenti di 17 e 15 anni in Tunisia.

1 centesimo al chilo ogni squadra: il valore del loro lavoro estenuante

La raccolta delle angurie è un lavoro estenuante e Naceur, come tanti altri, veniva remunerato a cottimo. Ogni squadra guadagna dai 1 ai 1,2 centesimi al chilo, a seconda delle “offerte”. Lavorando duramente per tutta la giornata dalle 6 del mattino alle 18 di sera sotto il sole cocente, si riescono a guadagnare appena 11 euro se va bene e solo 5 euro se le condizioni sono avverse.

Il fenomeno del caporalato è purtroppo presente nella provincia di Viterbo. Molti lavoratori stagionali, tra cui molti migranti provenienti dall’Africa, si trovano a vivere una realtà di precarietà, lavorando in condizioni disumane.

Per non parlare del lavoro nero che, seppur qui sia meno esteso rispetto ad altre parti d’Italia, è bene presente. Ci sono alcune aziende virtuose, ma la gran parte sottopaga, segnando meno giornate di quelle realmente lavorate.

E poi abbiamo le situazioni di totale illegalità che, se prima riguardavano i lavoratori stagionali dell’Est Europa, da qualche anno si sono estese ai migranti provenienti dall’Africa che arrivano in Italia inseguendo il sogno di un impiego stabile ma che continuano a vivere in queste condizioni.

La sua è solo l’ultima tragedia in ordine di tempo

La Flai-Cgil ha sollecitato anche la Regione Lazio affinché si sospenda l’attività durante le ore più calde per evitare tragedie come quella di Naceur Messauodi. Tuttavia, ancora non è stato avviato un protocollo d’impresa in tal senso.

La morte di Naceur Messauodi è l’ennesima, tragica testimonianza delle condizioni difficili e pericolose in cui molti braccianti sono costretti a lavorare. Questi lavoratori, nonostante le circostanze avverse, continuano a svolgere il loro lavoro perché non possono permettersi di rinunciarvi, pur mettendo a repentaglio la propria vita.

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Fonte: Unione Sindacale di Base

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