Salute e sicurezza sul luogo di lavoro: cosa prevede la legge?

Quando parliamo di “sicurezza sul lavoro”, facciamo riferimento a tutte quelle misure, provvedimenti e controlli che il datore di lavoro deve adottare per garantire ai suoi dipendenti condizioni ottimali di benessere e salute, oltre alle pratiche e progetti di welfare aziendale. Lo scopo della sicurezza sul lavoro è proprio quello di evitare il più possibile situazioni e comportamenti che possono compromettere la salute fisica e mentale del lavoratore. 

Come conferma il rapporto “Il mercato del lavoro 2020 – verso una lettura integrata” realizzato dall’ISTAT, insieme a Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, INPS, INAIL, ANPAL, ripetere le stesse attività per molte ore di fila è una delle principali cause dell’insorgenza di malattie professionali.

I lavoratori, però, non sono soli. Esistono infatti alcune leggi che definiscono in maniera molto precisa gli obblighi dei datori di lavoro, le figure a cui rivolgersi nel caso di problemi e anche le responsabilità di ciascuno. La prevenzione è fondamentale quando si parla di salute e sicurezza sul lavoro e, in questo caso, si passa anche attraverso la consapevolezza dei propri diritti.

Nell’articolo approfondiremo che cosa prevede la legge italiana in merito alla salute e sicurezza sul lavoro, quali sono fattori di rischio per la salute dei dipendenti e quali sono gli obblighi del datore di lavoro e del lavoratore. 

sicurezza sul luogo di lavoro

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I dati degli infortuni e malattie professionali in Italia

I dati INAIL riportano un aumento nel 2021 di quelle che vengono definite malattie professionali sul lavoro, con 55.288 casi accertati rispetto ai 45.023 del 2020. 

Degli oltre 55mila casi di malattie professionali, 14.901 si riferiscono alle donne e 40.387 agli uomini. L’aumento dell’incidenza di queste malattie sul lavoro ha colpito soprattutto il settore Industria e servizi, con +8580 casi rispetto all’anno precedente, e il settore agricolo, con +1663 persone che hanno notificato una malattia professionale.

Per quanto riguarda gli infortuni nel 2021, anche qui i dati riportano purtroppo un aumento, con 555.236 casi rispetto al 554.340 (896 infortuni in più). Si è verificato invece un decremento degli incidenti considerati mortali, che passano dai 1270 del 2020 ai 1221 del 2021. 

Un dato interessante riguarda la proporzione tra infortuni verificatisi sul lavoro e quelli avvenuti in itinere (cioè nel tragitto casa-lavoro): 

  • per quanto riguarda gli infortuni sul lavoro si è verificata una decrescita rispetto al 2020, con 17.276 casi in meno, e una crescita invece di quelli in itinere, con 18.172 casi in più; 
  • anche nei sinistri mortali sul lavoro c’è stata una decrescita tra il 2020 e il 2021, con 83 casi in meno, mentre si è verificata una crescita negli infortuni mortali avvenuti in itinere, con 234 casi in più. 

Infortuni e malattie professionali: cosa può accadere sul posto di lavoro? 

Per definire gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, vale la pena rifarsi alle parole del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. La definizione data dall’organo di governo definisce infortunio sul lavoro “[…] ogni lesione originata, in occasione di lavoro, da causa violenta che determini la morte della persona o ne menomi parzialmente o totalmente la capacità lavorativa”. 

La malattia professionale, invece, viene definita come un evento causato lentamente sul fisico e sulla salute mentale del lavoratore da attività strettamente connesse alla prestazione lavorativa. 

Quindi, a fare la differenza tra infortuni e malattie professionali sono, sostanzialmente, il tempo e le occasioni in cui il danno ha luogo: l’infortunio è immediato, mentre la malattia lavorativa si sviluppa in un lasso di tempo più o meno lungo. 

Il già citato rapporto “Il mercato del lavoro 2020 – verso una lettura integrata” dell’ISTAT definisce che, per quanto riguarda le malattie professionali: 

  • il 67,9% ha sviluppato problematiche inerenti al sistema osteomuscolare e del tessuto connettivo;
  • il 14,6% è interessato da patologie del sistema nervoso, con grandissima incidenza del tunnel carpale; 
  • il 7,3% soffre di malattie dell’orecchio; 
  • il 4,5% ha sviluppato dei tumori professionali (cioè generati, nel lungo periodo, dall’attività lavorativa); 
  • il 4,4% è colpito da malattie del sistema respiratorio. 

Inoltre, sappiamo che il 37,7% delle malattie professionali è causato da azioni lavorative ripetute, irregolari e replicate nel tempo, il 17,6% è generato da sollevamenti e il 13,9% da vibrazioni.

sicurezza sul lavoro

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Qual è la normativa vigente in materia di salute e sicurezza sul lavoro?

I diritti e le responsabilità di lavoratori e datori di lavoro a proposito della salute in ambito professionale sono definiti dal “Testo Unico della sicurezza sul lavoro” (D.Lgs. 81/2008, così come modificato dal decreto legge del 21 ottobre 2021, n. 146). È qui che tutte le informazioni utili in merito alla tutela della salute dei dipendenti sono elencate e spiegate nel dettaglio.

Vengono individuate e definite sia le misure generali di tutela, valide per qualsiasi posto di lavoro, che quelle specifiche che vanno a integrare la protezione dei lavoratori in alcuni settori. Per esempio, esistono indicazioni particolari e delicate per la salvaguardia delle persone che operano a contatto con agenti cancerogeni come l’amianto.

Inoltre, coerentemente con quanto prevede anche l’Unione Europea, si pone l’accento sul coinvolgimento di tutte le figure che collaborano in azienda. L’obiettivo comune è promuovere la cultura della prevenzione, anche sul posto di lavoro. Sono quindi previste dalla legge anche attività di formazione, informazione e aggiornamento, sia per i dipendenti che per chiunque sia responsabile della sicurezza, compresi i datori di lavoro, affinché la soglia dell’attenzione non si abbassi mai.

Tra le misure di sicurezza valide per tutti, la legge prevede:

  • informazione e formazione per lavoratori, dirigenti e rappresentanti per la sicurezza;
  • istruzioni adeguate ai lavoratori;
  • partecipazione e consultazione dei lavoratori e dei loro rappresentanti a proposito delle condizioni effettive dell’azienda o del settore;
  • programmazione delle misure opportune per garantire il miglioramento nel tempo dei livelli di sicurezza, anche attraverso l’adozione di codici di condotta e di buone prassi.

Il ruolo del medico di riferimento nella salute e sicurezza sul lavoro

La legge prevede, inoltre, che la sorveglianza sanitaria del luogo di lavoro sia affidata a un medico competente, ovvero una figura sanitaria che partecipa alla valutazione dei rischi sui luoghi di lavoro, insieme ai rappresentanti dei dipendenti e al titolare dell’azienda.

Ci sono casi in cui il medico è obbligato a intervenire, ma è possibile anche per i lavoratori richiedere una visita. L’obiettivo è coinvolgere la persona competente a valutare il rischio delle attività lavorative e degli ambienti in cui queste vengono svolte dai dipendenti. La sorveglianza è obbligatoria, invece, quando le mansioni svolte richiedono:

  • movimentazione manuale dei carichi, sulla base della valutazione del rischio;
  • uso di attrezzature munite di videoterminale oltre le 20 ore settimanali;
  • espongono il lavoratore a rumore e vibrazioni;
  • radiazioni ottiche artificiali;
  • campi elettromagnetici;
  • agenti chimici pericolosi classificati come molto tossici, tossici, nocivi, sensibilizzanti, corrosivi, irritanti, tossici per il ciclo riproduttivo, cancerogeni;
  • mutageni di III categoria;
  • amianto;
  • agenti biologici.

Il medico di riferimento, inserito in un elenco consultabile sul sito del Ministero della Salute, può compiere un accertamento prima che venga segnalato un problema. I controlli sono periodici nel caso di professioni che, per loro natura, espongono il lavoratore a rischi per la salute, o anche quando un dipendente è assente dal posto di lavoro a causa di una malattia per più di 60 giorni consecutivi. Il fine è valutare se il lavoratore sia ancora idoneo a svolgere quella determinata mansione: in caso di esito negativo, il datore di lavoro è obbligato a modificare le attività svolte da quel dipendente in maniera da tutelarne la salute.

tutela sicurezza sul lavoro

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Sicurezza e salute sul lavoro: quali sono le nuove norme del 2022?

A fine 2021 le normative sul tema delle malattie professionali e degli infortuni sul lavoro sono state aggiornate dalla Legge n. 215/2021, rafforzando ulteriormente il Decreto Legge 146/2021 e rimettendo mano a 14 articoli presenti nel Decreto Sicurezza sul Lavoro D.Lgs. 81/2008.

Il focus di questa revisione riguarda in modo particolare la formazione, con l’intento di ridurre infortuni, danni e malattie a partire proprio dalla prevenzione. Non solo: sono state introdotte anche pene decisamente più severe per punire i datori di lavoro che assumono dipendenti in nero, sorvolando sulla sicurezza lavorativa degli stessi. 

Il vero tema delle nuove norme del 2022 in merito alla sicurezza e alla salute sul lavoro interessa però i datori di lavoro, che dovranno ricevere la giusta formazione e aggiornamenti costanti in merito a metodologie e leggi riguardanti la messa in sicurezza dei luoghi dove vengono svolte le attività. Precedentemente questo obbligo formativo toccava solo ai lavoratori e alle altre figure responsabili della prevenzione. 

In merito al lavoro in nero, si è predisposto che l’attività economica e lavorativa venga sospesa in presenza del 10% di lavoratori irregolari e non più quindi del 20%, con l’obbligo per l’azienda di pagare ogni ammenda e di mettere in regola tutti i dipendenti, rispettando le norme in fatto di sicurezza e salute, prima di poter riaprire. Le sanzioni, inoltre, vengono raddoppiate nel caso in cui l’azienda avesse già ricevuto una sospensione nei precedenti cinque anni. 

Quali sono i principali fattori di rischio per la salute sul lavoro

È importante fare una distinzione tra rischi e pericoli per la salute, quando si parla di sicurezza sul lavoro. I pericoli sono insiti negli oggetti o nelle persone e, potenzialmente, possono causare dei danni. In un luogo di lavoro, per esempio, i pericoli possono essere rappresentati da: 

  • pavimenti scivolosi; 
  • oggetti che possono cadere; 
  • macchine pericolose da utilizzare; 
  • macchinari difettosi; 
  • sostanze tossiche e nocive; 
  • cavi elettrici scoperti; 
  • macchinari e oggetti che producono vibrazioni e rumori elevati; 
  • oggetti incandescenti; 
  • temperature alte o basse nella zona di lavoro;
  • problematicità nella gestione e organizzazione del lavoro;
  • ritmi stressanti e incalzanti di lavoro; 
  • persone inadatte a svolgere il lavoro, per mancanza di competenze. 

Il rischio, invece, è la probabilità che, in base ai pericoli presenti o alla combinazione degli stessi, un determinato danno possa verificarsi. I principali fattori di rischio per la salute sul luogo di lavoro, quindi, sono: 

  • l’ambiente dove il lavoratore si trova a operare;
  • lo stato di salute e il funzionamento dei macchinari;
  • i rischi chimici o biologici dettati da eventuali sostanza;
  • gli attrezzi utilizzati per svolgere il lavoro; 
  • le metodologie di lavoro; 
  • l’organizzazione del lavoro.

Sicurezza e salute sul lavoro: quali obblighi ha il lavoratore?

Gli obblighi del lavoratore in merito alla salute e sicurezza sul luogo di lavoro possono essere identificati in quattro punti fondamentali e sono definiti dall’articolo 20 e 21 del D.Lgs. 81/2008:

  • obbligo di prestazione dell’attività lavorativa, che richiede al lavoratore di limitarsi a svolgere le sue mansioni, escludendo qualsiasi attività extra sul luogo di lavoro; 
  • obbligo di diligenza, che fa leva sul senso di responsabilità e buon senso del lavoratore; 
  • obbligo di obbedienza, che richiede al lavoratore di eseguire in modo preciso e meticoloso le direttive dei suoi responsabili; 
  • obbligo di sicurezza, che esige da parte del lavoratore la sua disponibilità a prendersi cura di se stesso e dei colleghi durante le attività lavorative, evitando comportamenti irresponsabili e incoscienti.    
estintori sicurezza sul lavoro

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Sicurezza e salute sul lavoro: quali obblighi ha il datore di lavoro? 

Come abbiamo già accennato nel paragrafo dedicato all’aggiornamento delle norme redatto tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022, anche il datore di lavoro ha un ruolo fondamentale nel determinare la sicurezza e salute dei suoi dipendenti.

Più nello specifico, questa figura ha il compito di redigere il documento che definisce la valutazione dei rischi nell’ambiente lavorativo. Tocca a lui, inoltre, la nomina del responsabile del servizio di prevenzione e protezione dei rischi, spesso abbreviato in RSPP, che partecipa, insieme al medico competente e al rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, agli incontri periodici di monitoraggio.

Il datore di lavoro, inoltre, è il primo referente per quanto riguarda la sicurezza in azienda e, di conseguenza, è sua responsabilità tutelare la salute psicofisica di tutti i dipendenti. Organizzando le attività, deve dunque ridurre al minimo i potenziali rischi per tutti i soggetti coinvolti, pensando non soltanto agli infortuni, ma anche ai fattori che potrebbero causare malattie o dolori in futuro.

Una volta divisi i compiti, è obbligo del datore di lavoro assicurarsi che tutti i lavoratori siano informati sui rischi che ciascuna mansione comporta, e diffondere materiali e buone pratiche di prevenzione. In particolare, è fondamentale che non sottovaluti i pericoli legati all’utilizzo improprio di macchinari e utensili che possono causare danni e infortuni anche gravi. I lavoratori, dal canto loro, sono obbligati a rispettare le norme di sicurezza, utilizzare correttamente gli strumenti messi a disposizione e segnalare qualsiasi malfunzionamento o pericolo.

Infine, è una mansione del datore di lavoro anche quella di vigilare e verificare che tutti i dipendenti e i collaboratori dell’azienda rispettino le norme antinfortunistiche. In altre parole, deve assicurarsi che quanto è stato trasmesso venga effettivamente rispettato e messo in atto anche dal punto di vista pratico, nella vita professionale quotidiana.

L’obiettivo finale è garantire la salute del dipendente e promuovere una strategia di prevenzione dei rischi sul lavoro. Un fine che si può raggiungere, come abbiamo anticipato all’inizio dell’articolo, anche implementando pratiche e progetti di welfare aziendale, ad esempio, introducendo in azienda soluzioni di sanità integrata che permettono, per esempio, di accedere a visite e cure in tempi rapidi e a prezzi agevolati presso alcune strutture convenzionate. 

UniSalute da oltre 25 anni è al fianco delle aziende proponendo soluzioni welfare che includono coperture assicurative, in ambito sanitario, personalizzabili, flessibili e innovative che tutelano la salute di tutti i lavoratori dell’azienda. Tutto ciò grazie ad una squadra di professionisti qualificati che rispondono ai bisogni indicati da dipendenti e datori di lavoro. Anche la vostra azienda ha integrato il programma welfare con soluzioni che hanno come obiettovo la tutela della vostra salute?

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