Truffa del pellet, sequestrate 23 tonnellate: attenzione, non sono sicure

Vendevano pellet online, servendosi anche di canali social come Facebook e Instagram. Ma il prodotto in questione era tutt’altro che sicuro, dato che proveniva dalla Turchia ed era privo di etichettatura conforme all’UE. A fare l’amara scoperta gli agenti della Guardia di Finanza di Vicenza, che sono intervenuti sequestrando un totale di 1559 sacchi – pari a ben 23 tonnellate – messi in vendita da società a responsabilità limitata importatrice di pellet, con sede legale a Tezze sul Brenta (in provincia di Vicenza). Per la ditta e il suo responsabile legale è scattata una multa di 1032 euro.

Il combustibile ricavato dal legno era stato importato tramite una società svizzera. Le confezioni non avevano alcuna indicazione in lingua italiana riportante, ad esempio, le precauzioni particolari per l’impiego e la composizione per evitare situazioni di pericolo o reazioni allegiche ai consumatori. .

“È stato messo in atto un cosiddetto controllo a posteriori avente ad oggetto i prodotti venduti e la qualità dichiarata in dogana, al fine di tutelare i cittadini da manovre speculative sui prezzi, anche in considerazione del momento storico che vede il Paese chiamato a rispondere di una crisi energetica di rilievo” spiega la Guardia di Finanza, come riportato dal quotidiano Il Gazzettino.

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Pellet: le dritte per evitare le truffe

In questo momento di rincari nel settore dell’energia, causati dalla guerra in Ucraina, il pellet è diventato sempre più richiesto e, purtroppo, il rischio truffa è dietro l’angolo.

A tal proposito anche la Polizia Postale ha lanciato un invito per tutelare in consumatori:

In vista della stagione fredda, aumentano sul web i falsi siti di vendita di pellet a prezzi estremamente vantaggiosi. I truffatori, attraverso la creazione di pagine fittizie, garantiscono la fornitura di pellet a prezzi concorrenziali, richiedendo il pagamento anticipato tramite bonifico, su carta ricaricabile, senza poi recapitare la merce ordinata.

Per evitare di incorrere in simili truffe, la Polizia Postale e delle Comunicazioni consiglia di verificare sul sito dell’Agenzia delle Entrate che alla partita IVA del venditore corrisponda un’azienda realmente esistente, che l’annuncio non sia stato già segnalato da altri utenti come fraudolento e che il profilo feedback del venditore abbia un gradimento elevato.

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Come chiarito dall’associazione AIEL (Associazione Italiana Energie Agroforestali), al momento dell’acquisto è fondamentale accertarsi che il pellet in questione abbia certificazioni di qualità come ENplus®, lo schema di certificazione del pellet numero uno al mondo.

Dalle prime fasi di produzione fino alla vendita finale, ENplus® garantisce in modo trasparente e indipendente la qualità del prodotto contrastando le frodi lungo tutta la filiera, grazie ad un vero e proprio database liberamente consultabile online che presenta tutte le informazioni utili a verificare la “genuinità” della certificazione.

L’analisi del codice identificativo e delle informazioni aziendali permette infatti di accertare l’effettiva conformità del prodotto certificato. Ma come si può avere conferma dell’effettiva qualità del pellet che si acquista? I clienti possono verificare in autonomia la presenza sul registro della certificazione di produttori e distributori di pellet ENplus® cercando l’azienda certificata sul sito ENplus® e possono eventualmente segnalare una frode o un caso sospetto utilizzando l’apposito sistema di notifica. Per quanto riguarda la qualità del pellet, è la norma UNI EN ISO 17225 a regolamentare specifiche e classificazione per uso industriale e non.

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Fonti: Polizia Postale/AIEL 

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