Tumore alla vulva: quanto è diffuso, chi è a rischio, quali sintomi devono metterci in allarme

La prevenzione oncologica è un tema a cui le donne italiane sono sempre più sensibili, pur con delle differenze tra nord, centro e sud, come è emerso dai dati della recente ricerca realizzata dall’Osservatorio Salute e Prevenzione di Nomisma per UniSalute. I programmi di screening e i controlli periodici permettono di individuare in tempo molti tumori femminili, non soltanto il cancro al seno. Con l’aiuto della dott.ssa Anna Myriam Perrone, specialista in ginecologia e ostetricia, dirigente medico c/o l’Oncologia Ginecologica dell’Ospedale Sant’Orsola Malpighi di Bologna, centro di riferimento Regionale ed ESGO dei tumori dell’ovaio, parleremo delle neoplasie che colpiscono l’apparato genitale femminile e del tumore alla vulva, per capire quanto è diffuso, quali sono le cause e come si interviene.

Quali sono i tumori ginecologici e quanto sono pericolosi?

I tumori ginecologici colpiscono l’apparato genitale femminile, ovvero l’utero, le ovaie, la vagina e la vulva. “I più frequenti – sottolinea la dottoressa Perrone – sono i tumori dell’endometrio: si sviluppano all’interno della cavità uterina e rappresentano circa il 6% delle neoplasie femminili; poi ci sono quelli della cervice, mentre i più pericolosi sono i tumori ovarici. I tumori della vulva e della vagina sono invece i più rari, e costituiscono circa il 4% dei tumori ginecologici”.

Come per tutte le patologie tumorali, la prognosi più o meno grave è legata in parte alla loro aggressività e alle tempistiche della diagnosi. L’intervistata spiega che, tra i tumori ginecologici, “quello alle ovaie è il più pericoloso, perché è molto aggressivo e la sua diagnosi avviene generalmente quando ha già dato metastasi nel peritoneo. I tumori dell’endometrio, invece, crescono lentamente e vengono diagnosticati in stadi iniziali con maggiore facilità, perché in genere causano sanguinamento uterino anomalo. L’unico tumore ginecologico per il quale è riconosciuta l’efficacia di uno screening è quello della cervice uterina, per il quale esistono il pap test e il più recente HPV test, con programmi di prevenzione attivi in tutte le regioni”.

Infine, spiega la dottoressa, come abbiamo già evidenziato, “sia i tumori della vagina che quelli della vulva sono piuttosto rari, non particolarmente aggressivi e il loro sviluppo è piuttosto lento”.

diagnosi tumore alla vulva

Tumore alla vulva: quanto è diffuso e quali sono le cause?

Il tumore alla vulva colpisce la parte più esterna dell’apparato riproduttivo femminile, si sviluppa in genere nelle donne che hanno superato i 50 anni, con almeno la metà dei casi riscontrati nella popolazione oltre i 70. “Infatti – sottolinea l’intervistata – l’età è il principale fattore di rischio per questa neoplasia. A differenza di altri tumori ginecologici, come quello dell’endometrio, la cui insorgenza è collegata agli estrogeni e quindi risente in maniera rilevante dello stile di vita, non è mai stata accertata una correlazione tra l’alimentazione e lo sviluppo del tumore alla vulva, così come la familiarità non è significativa. Cattive abitudini come il fumo, invece, ne aumentano il rischio, così come le situazioni che determinano immunosoppressione quali ad esempio le infezioni da HIV, da lichen planus, una malattia infiammatoria cronica, o da Papillomavirus, come nei tumori della cervice uterina”.

I sintomi del tumore alla vulva

Sia il tumore della vagina che quello della vulva, spesso, sono inizialmente asintomatici. A volte, inoltre, i sintomi presenti non sono chiaramente riconducibili a una patologia tumorale, come prurito e arrossamento. Anche la tipologia di cancro determina la sintomatologia: “il più diffuso tumore della vulva – spiega la dottoressa Perrone – è il carcinoma squamoso e in questi casi si riscontra in genere la presenza di lesioni precancerose, chiamate VIN (vulvar intraepithelial neoplasia). Seguono poi gli adenocarcinomi, ma bisogna ricordare che anche i melanomi possono colpire questa parte del corpo. Infine, a livello vulvare si possono anche riscontrare delle metastasi di tumori di altri organi dell’apparato genitale come endometrio e cervice, dell’apparato urinario o dell’intestino”.

intervento tumore alla vulva

Diagnosi e terapia del tumore alla vulva

Come spiega l’intervistata, le pazienti di solito si rivolgono al ginecologo perché hanno riscontrato la presenza di un’ulcera o di una lesione che sanguina: “la diagnosi è sempre istologica, e viene effettuata mediante il prelievo di una porzione del tumore (biopsia). La terapia è nella maggior parte dei casi chirurgica, fino a quando c’è la possibilità di intervento, associata frequentemente alla radioterapia. Se la neoplasia è molto estesa, però, si utilizzano la radioterapia e la chemioterapia per ridurre il tumore, in modo da poter eseguire interventi meno invasivi”. In generale, questa patologia, pur con sensibili differenze a seconda dello stadio in cui viene diagnosticata, ha una buona percentuale di sopravvivenza.

Come spiega la dottoressa, nonostante si tratti di una neoplasia poco aggressiva, su cui la terapia dà buoni risultati, il tumore alla vulva “tende a recidivare e generalmente le pazienti sono sottoposte a ripetuti interventi e trattamenti adiuvanti (chemioterapie e radioterapia). All’ospedale Sant’Orsola siamo i primi ad aver introdotto per i tumori ginecologici l’elettrochemioterapia, già sperimentata con successo sui tumori cutanei, e attualmente si stanno ottenendo dei buoni risultati proprio sulle recidive dei tumori vulvari. Il  trattamento, che consiste nell’iniezione di un chemioterapico in vena a basse dosi, a cui si associano delle scariche elettriche mediante aghi infissi nel tumore, consente di concentrare tutto il chemioterapico nel tumore per arrestarne lo sviluppo a livello locale. Nel trattamento di queste patologie, infine, – aggiunge l’intervistata – l’aspetto psicologico è molto importante. Il tumore della vulva è un tumore esterno e purtroppo la chirurgia è deturpante. La conformazione dell’apparato genitale viene alterata e a volte anche il getto di urina può subire deviazioni. Il tumore alla vulva è inoltre molto doloroso, tanto che la paziente spesso non riesce neanche a stare seduta, con ripercussioni sulla vita quotidiana e sulla sessualità”. È chiaro, quindi, che intervenire nella maniera meno invasiva possibile riduce l’impatto negativo di questa malattia sulla paziente.

La prevenzione del tumore alla vulva

Come abbiamo visto con l’aiuto della dottoressa Perrone, nella prevenzione dei tumori ginecologici e di quello alla vulva nello specifico ci sono alcuni fattori di rischio da tenere sotto controllo: uno dei consigli da mettere in pratica, per esempio, è smettere di fumare, così come è importante sottoporsi a controlli periodici, che permettano al medico di ispezionare i genitali esterni ed eseguire delle biopsie su lesioni iniziali.

Per monitorare la propria salute, una soluzione può essere la sottoscrizione di una polizza sanitaria, come Piani Individuali di UniSalute, che mette a disposizione un team di esperti su cui contare.

L’intervistata sottolinea poi l’importanza dell’auto-osservazione, che permette di notare ogni cambiamento a livello cutaneo, per sottoporlo all’attenzione del proprio medico, così come la presenza o l’evoluzione delle lesioni pigmentate della vulva, che potrebbero essere la spia di un melanoma: “una buona norma – conclude – è controllarsi periodicamente con l’aiuto di uno specchio”.

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