Uccisi e gettati in un camion come fossero spazzatura i maiali di Cuori Liberi. Finisce così la resistenza tra lacrime e manganelli

Manganelli, scudi, caschi, poliziotti in tenuta antisommossa e decine di volanti accorse fuori il santuario Progetto Cuori Liberi, in provincia di Pavia. Un corteo di agenti che con il pugno di ferro ha sgomberato l’ingresso dagli animalisti, entrando in quest’oasi di pace per uccidere.

Tutti i maiali, sia quelli infettati dalla peste suina africana sia quelli sani che non presentavano alcun sintomo, sono stati giustiziati dai veterinari dell’ATS della città lombarda. Facendosi largo tra gli attivisti che con con i loro corpi, ogni forza rimasta, ogni grido di opposizione hanno provato a proteggere gli animali, gli operatori si sono avvicinati ai maiali e li hanno uccisi. Uno dopo l’altro.

Perché? Perché sono maiali nel corso di un’emergenza di peste suina africana, malattia che non costituisce alcun rischio per la sanità quanto invece per il settore economico ossia per gli allevamenti intensivi di suini d’Italia. Da quando sono stati registrati focolai in Lombardia, oltre 30.000 maiali sono stati già abbattuti nei modi più atroci.

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E pure i maiali di Cuori Liberi rappresentavano un pericolo sebbene fossero stati identificati come animali “da compagnia”. Anche a loro è toccato lo stesso brutale destino dei loro simili. I video condivisi dai rifugi di tutta Italia che da giorni hanno manifestato pacificamente fuori il santuario Cuori Liberi, sono un colpo al cuore e una denuncia di quanto accaduto.

I filmati mostrano gli attivisti mentre vengono caricati dalle forze dell’ordine, condotti in questura per aver opposto resistenza. Ma i filmati mostrano anche i veterinari quando si sono avvicinati ai maiali di Cuori Liberi che li hanno accolti scodinzolando, ignari di quello che sarebbe successo nei minuti successivi. Speravano forse di ricevere la colazione, una carezza affettuosa, invece hanno trovato la morte.

I loro corpi sono stati gettati in un camion come fossero spazzatura, rifiuti da smaltire senza alcun rispetto. Loro, invece, erano esseri senzienti come lo siamo tutti noi, avevano un nome, avevano una storia, avevano una vita.

Sono morti perché così è stato deciso. L’ordine doveva essere eseguito quanto prima, poco importa che i protocolli di biosicurezza non sarebbero stati rispettati secondo i manifestanti. Quanto verificatosi nel rifugio Cuori Liberi non può e non deve essere dimenticato.

Gettati via come spazzatura. E pensiamo al sangue. Alle urla. Alla violenza. Alle malattie. Alle pestilenze. Alle zoonosi. Al climate change. A chi continua a girarsi dall’altra parte e a nutrirsi di tutto questo. Oggi è stata scritta una VERGOGNOSA pagina di storia. E ne usciremo tutti cambiati” sono le parole dei volontari del santuario Nello Porcello.

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Fonti: santuario_nelloporcello/Instagram – Rete dei Santuari Italiani

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